Alonso, più di 150 ore di volo dopo solo 5 GP

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La Formula 1 ha raggruppato il calendario del 2024 per vicinanza geografica, al fine di evitare voli inutili e migliorare l'impronta ecologia legata alla logistica. Eppure, il numero di ore passate in aereo resta comunque elevato, specialmente per il personale, che deve tornare in sede a lavorare dopo ogni GP (i piloti, invece, non hanno questo obbligo).

Una testimonianza di questo è arrivata da Fernando Alonso, che ha condiviso con i suoi follower il suo programma nei voli: per il Bahrain ha trascorso 15 ore in aria, mentre per l'Arabia Saudita 11 (numeri che includono sia l'andata che il ritorno a Montecarlo, dove risiede). Ovviamente, per le trasferte dall'altra parte del mondo la quantità è aumentata: in Australia erano 46 ore, per il Giappone 40 e per la Cina 41, a cui si aggiunge anche il problema del jet lag. 

La questione delle lunghe trasferte è molto spinosa e viene spesso sottolineata dai piloti. Come ha ricordato Carlos Sainz al termine della scorsa stagione, è tutto il personale "dietro le quinte" che vive il lato peggiore dei viaggi: gli atleti stanno in prima classe, o sui jet privati, e albergi a cinque stelle, mentre gli altri lavoratori non hanno questi vantaggi. Anche Lando Norris è tornato sull'argomento nella conferenza stampa del GP di Cina, parlando della frenetica organizzazione dei weekend di Sprint Race: "Sono meccanici e ingegneri ad affrontare il peso più grande. Noi piloti non possiamo lamentarci, mentre per le altre centinaia di persone non è sostenibile. Bisogna guardare anche a loro e renderli una priorità". 

 

 

Foto copertina x.com

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