C'è Hamilton dietro le trattative tra Newey e la Ferrari

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In questi giorni si discute molto in merito alla bontà dell’operazione Hamilton in Ferrari al posto di Sainz. In questo dualismo, tantissimi vedono un campione avanti negli anni e in leggero declino perdere terreno nei confronti di un pilota giovane e all’apice della sua forma, l’unico in grado di interrompere due volte l’assolo di vittorie Red Bull dal 2023 in avanti.

Una cosa è certa, in Formula 1 il solo talento di un pilota non basta a fare la differenza, questo in fondo lo possiamo intuire tutti, eppure ci sono alcuni protagonisti che realmente spostano gli equilibri. Perché quei “miracoli” che i piloti non possono fare in pista, magari arrivano grazie alla capacità di migliorare costantemente la vettura, relazionando correttamente agli ingegneri e tirandone fuori tutto il potenziale possibile con strategia ed intelligenza, ed a dire il vero in questo Sainz non è affatto male, persino più efficace del bravissimo Leclerc.

Ed allora perché il passaggio di Hamilton in Ferrari può comunque rappresentare quel salto in avanti definitivo per la scuderia del Cavallino? Semplicemente perché Lewis può riportare l’Italia al centro dei desideri di tecnici e ingegneri, ed a quanto ci risulta non si tratta solo di ipotesi ottimistiche: tra le condizioni imposte ad Elkann, Lewis ha chiesto ben precise garanzie tecniche.

Nel 1996 la Ferrari creò intorno a Schumacher, appena arrivato alla corte di Montezemolo, il dream team che vinse tutto per un quinquennio, con Todt (arrivato due anni prima) che riuscì a strappare Brawn e Byrne dalla vincente Benetton, con Domenicali e Baldisserri (voluto fortemente proprio da Schumi come suo ingegnere di pista) a completare i reparti. Fu l’entusiasmo per l’arrivo del due volte campione del mondo a riportare a Maranello quelle eccellenze. La programmazione e la pazienza mancata negli anni precedenti furono poi determinati per il successivo dominio Rosso.

Stiamo dicendo che Hamilton può ripetere in Ferrari lo stesso ciclo vittorioso di Schumacher? Improbabile, per una mera questione di anagrafe. Ma pensiamo anche a quello che Schumacher ha fatto per la Mercedes alla fine della sua carriera. Arrivato nel 2010 in una squadra di metà classifica, nel giro di due anni attirò a Brackley importanti nomi come Bob Bell, Aldo Costa, Geoff Willis e Niki Lauda, artefici del successivo dominio Mercedes targato proprio Lewis Hamilton.

Ecco che dietro la non più fantasiosa, ma anzi concretissima, trattativa tra Adrian Newey e la Ferrari c’è proprio l’esigenza di portare a Maranello quelle garanzie tecniche chieste da Hamilton

E non parliamo solo di Newey, ma anche di altre figure di grande spessore per rinforzare ogni reparto, da quello strategico a quello organizzativo, persino la logistica, passando per la comunicazione (aspetto a cui il 7 volte Campione del Mondo tiene particolarmente). Sappiamo con certezza che Lewis sarà accontentato anche su questi fronti. Adesso serve pazienza, da parte di tutti, perché finalmente a Maranello si vede una corretta programmazione: i risultati arriveranno.

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